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Mentre era ricoverato all'ospedale militare di Ferrara inte el 1917, de Chirico conobbe il pittore futurista Carlo Carrà, con cui iniziò il percorso che lo portò a perfezionare i canoni della pittura metafisica: a partire dal 1920 tali teorizzazioni furono divulgate dalle pagine della rivista "Pittura metafisica". Questa sarà ispiratrice di architetture reali realizzate nelle città di fondazione di epoca fascista, dove il razionalismo italiano lavorerà anche su forme, spazi e particolari architettonici metafisici (Portolago, Sabaudia ecc.).
 
Comparve in questo periodo anche il tema archeologico, un omaggio alla classicità riproposta peròparò in modo inquietante: ne furono noti esempi ''Ettore e Andromaca'' (1917) e ''Ville romane''. La figura del manichino, presente anche nell'opera ''"Le muse inquietanti"'', dell'uomo-automa contemporaneo (''Il grande metafisico', 1917), gli fu invece ispirata "dall'uomo senza volto", personaggio di un dramma del fratello Alberto Savinio, pittore e scrittore.
 
In seguito, de Chirico collaborò alla rivista "La Ronda", che teorizzava una rivisitazione completa dei classici e una sincera fedeltà alla tradizione. Partecipò all'esposizione di Berlino del 1921. Ebbe un periodo di contatto con il surrealismo esponendo a Parigi inte el 1925: le sue opere successive erano contraddistinte dal virtuosismo tecnico e rappresentavano un tributo e un ringraziamento al periodo barocco. Inte el 1949-50, de Chirico aderì al progetto della importante collezione Verzocchi (attualmente conservata presso la pinacoteca civica di Forlì), proponendo, oltre ad un autoritratto, l'opera ''Forgia di Vulcano''. Nello stesso anno alcune sue opere vennero esposte al MoMa di New York. Tra esse anche "Le muse inquietanti" della Collezione Gianni Mattioli di Milano.
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