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El Triestin xè un dialeto local del vèneto che se 'l parla a Trieste. El xè fortamente influenzà per un sotostrato furlan, principalmente dovudo a la coesistenza nel otocento col defunto dialeto tergestin, che el triestin gaveva sostituido e che jera molto vicin al furlan.

El triestin el ga preso anca tante parole de altre lingue. Sicome Trieste xè sul confin co la Slovenia e fusi soto la monarchia dei Habsburg per sei secoli, alcune parole del triestin xè de origine todesca e slovena. Dovudo ala grande emigraziòn nela cità a la fine del 18 secolo e nel 19, alcune parole del triestin xè anca de altre lingue, come el greco ed el serbo.

Storia canbia

Fino al diciottesimo secolo (ovvero fino a quando la città era ancora rinchiusa tra le mura storiche e non era stata ancora dichiarata Porto Franco) a Trieste si parlava il tergestino, che era un dialetto di tipo ladino, fortemente relazionato con i dialetti friulani della pianura, dai quali era separato dall'arcaica enclave veneta dei dialetti bisiaco e gradese e dalla fascia di dialetti sloveni del Carso, dai quali era completemente circondato a partire dei primi secoli del Basso medioevo. La fondazione della nuova città ebbe come conseguenza l'immigrazione di persone venute dal bacino del Mar Mediterraneo e dall'Impero Asburgico. Una parte consistente di popolazione immigrata proveniva dal Friuli, dal Veneto, dall'Istria e dalla Dalmazia. Fu in questo momento che si affermò il triestino e scomparve il tergestino. Le ipotesi degli studiosi su questo processo di sostituzione linguistica sono varie. Il dialetto "veneto comune" (nella variante veneziana, nota in tutto l'Adriatico orientale, Mediterraneo orientale fino a Cipro, che Venezia utilizzava come lingua "franca" ) potrebbe essere stato scelto come koinè linguistica tra popoli di etnie diverse, oppure potrebbe essere stato il dialetto dominante degli immigrati. Il dialetto triestino si è differenziato maggiormente dal veneto nei secoli successivi. In quel periodo Trieste era la principale città di lingua italiana dell'impero, di conseguenza il dialetto triestino sostituiva completamente la lingua italiana in tutta l'Austria-Ungheria e veniva utilizzato anche in comunicazioni ufficiali [Fonte nesesària]

.

La vitalità del dialetto triestino emerge anche da alcune affermazioni dello scrittore Italo Svevo nel romanzo La coscienza di Zeno:

Anche James Joyce durante la sua permanenza a Trieste all'inizio del 1900 imparò a parlare e a scrivere il dialetto triestino. Di ciò sono testimonianza alcune delle sue lettere a Svevo.

Attualmente il triestino, a differenza di altri dialetti, non si è ridotto per diffusione nel corso degli ultimi decenni ed è conosciuto da quasi tutte le persone originarie della provincia o ivi residenti da lungo tempo. A questo proposito contribuisce forse la sua relativa somiglianza alla lingua italiana, che negli ultimi decenni si è andata progressivamente intensificando.

Esiste un certo numero di opere teatrali, poetiche o letterarie scritte in triestino, molte delle quali sono opera di Virgilio Giotti e Carpinteri & Faraguna. Inoltre si deve ricordare Nereo Zeper, che ha tradotto l'Inferno di Dante Alighieri in triestino.

Development of Modern Triestine canbia

After the expansion of the Republic of Venice, from the Middle Ages onwards, Venetian gradually asserted itself as a lingua franca in parts of the Eastern Mediterranean and in the Adriatic Sea, eventually replacing or strongly influencing several coastal languages such as the dialects of Trieste and Istria and also the Dalmatian dialects of Zara (Zadar) and Ragusa (Dubrovnik). In Trieste, this resulted in the gradual replacement of the former Tergestine dialect (related to Friulian within the Rhaetian subgroup of Romance languages) and of the neighbouring Slovene dialects by a Venetian-based language. This phenomenon began to take place first among fishermen and sailors, while the traditional bourgeoisie continued to speak Tergestine until the beginning of the 19th century. By that time, Tergestine was virtually a dead language, and the period of Modern Triestine had begun.

Distribuzione geografica canbia

Il dialetto triestino è parlato nella città di Trieste. Nei comuni limitrofi del Carso di lingua slovena è usato come lingua veicolare. Il dialetto veneto di Gorizia è considerato un’irradiazione del triestino piuttosto che del dialetto bisiaco, anche se questo è geograficamente più vicino.

Fonologia canbia

Il triestino presenta cinque vocali fonologicamente distintive: [i], [e], [a], [o], [u]. A livello fonetico il grado di apertura delle vocali medie può variare, senza che ciò abbia valore fonologicamente distintivo.

Le consonanti consonanti fonologiche sono:

A livello fonetico vanno aggiunti la nasale velare (che si ha per assimilazione davanti a consonante velare) e la laterale approssimante palatalizzata (che è un allofono della laterale alveolare).

Il triestino non ha consonanti geminate. La grafia “ss” non indica una consonante geminata ma la fricativa alveolare sorda in posizione intervocalica.

Grammatica canbia

La grammatica del triestino è accuratamente descritta in una serie di studi linguistici (vedi bibliografia). Le sue caratteristiche più importanti, in particolar modo in confronto ai dialetti euganei della lingua veneta, sono le seguenti:

  • tendenza a sostituire il congiuntivo con il condizionale e viceversa. Per esempio sono considerate corrette sia la frase se fussi libero, ‘nderia sicuro (se fossi libero, ci andrei di sicuro), sia la frase se saria libero, ‘ndassi sicuro, come pure addirittura se saria libero, ‘nderia e se fussi libero, ‘ndassi.
  • l'elisione della vocale finale per le parole che finisco per "no", "ne", "lo", "le" e altre (solo maschili) e per l'infinito dei verbi, ad esempio:
    vagòn (vagone)
    pan (pane)
    quel (quello)
    gavèr (avere)
  • la coniugazione del verbo essere, indicativo presente:
    mi son
    ti te son
    lui el xe/ela la xe
    noi semo
    voi se
    lori i xe/lore le xe
  • la coniugazione del verbo essere, indicativo imperfetto:
    mi jero
    ti te jeri
    lui el jera/ela la jera
    noi jerimo
    voi jeri
    lori i jera/lore le jera


  • la coniugazione del verbo avere, indicativo presente:
    mi go
    ti te ga
    lui el ga/ela la ga
    noi gavemo
    voi gavè
    lori i ga/lore le ga
  • la coniugazione del verbo avere, indicativo imperfetto:
    mi gavevo
    ti te gavevi
    lui el gaveva/ela la gaveva
    noi gavevimo
    voi gavevi
    lori i gaveva/lore le gaveva


Sistema di scrittura canbia

Il triestino si scrive con l’alfabeto latino. La grafia del triestino non è stata standardizzata o fissata normativamente. Le recenti proposte di standardizzazione ortografica delle lingua veneta non sono state recepite per il triestino, per il quale il modello ortografico di riferimento rimane quello dell’italiano. Da quest’ultimo, tuttavia, il triestino si discosta per alcuni aspetti:

  • la lettera x viene usata per indicare la fricativa alveolare sonora in posizione intervocalica o iniziale di parola, come nella parola el xe (egli è).
  • Il digramma ss viene usato per indicare la fricativa alveolare sorda in posizione intervocalica, come nelle parole 'cossa' (che cosa?) e rossa (rossa). Tale digramma non indica, come invece avviene in italiano, un suono doppio.
  • Il nesso s’c indica la successione della fricativa alveolare sorda e della affricata palatoalveolare sorda, come nelle parole s'cioca (schiocco), s'cenza (scheggia), s'cinca (biglia).
  • Non si usano i digrammi gl e sc dell’italiano, in quanto non esistono i suoni corrispondenti (anche se tendono a comparire nei prestiti lessicali più recenti dall’italiano).

Vocabolario canbia

Il lessico del triestino è in maggior parte di origine latina. Tuttavia presenta influenze di altre lingue, soprattutto dello sloveno, del croato e del todesco. Sono presenti anche parole derivate dal greco moderno a causa della presenza storica di una comunità greca nella città.

Nella tabella seguente si riportano alcuni esempi di parole triestine di origine slovena, croata, greca, tedesca, francese e inglese. Viene indicato anche l'accento tonico.

Sample Vocabulary of the Triestin Dialect canbia

Triestine Dalmatian Dubrovnik Italian English
piròn pirun forchetta fork
carèga katriga sedia chair
scovàze škovace immondizia rubbish
mona mona, crazy person monàda, stupid-crazy act of one person
  1. vagina (sost.)
  2. stupido (agg.)
  1. vagina (n)
  2. silly (adj.)
impizàr accendere to light
lugàniga luganige salsiccia sausage
spagnolèto španjulet sigaretta cigarette
Dialetto significato in italiano origine
Armeròn o Armèr armadio dal francese armoire, stesso significato
Brixiòla braciola di maiale, cotoletta dal latino "*brasiata", cotta sulla brace
Chèba carcere o gabbia dal latino cavea, comune a tutto il veneto
Cìsto privo di denaro, in miseria dallo sloveno o croato čist, pulito
Clùca maniglia dal croato e sloveno kljuka
Cocàl gabbiano dal greco kaukalias. Comune al friulano e al veneto.

Ne deriva il caratteristico aggettivo 'incoca£ido' che è presente nella forma veneziano 'incoca£io' in Goldoni, per indicare instupidito, frastornato ecc.[Fonte nesesària]


Cofe stupido,incosciente dal tedesco Kopfweh, mal di testa. Sembra che il termine risalga all I Guerra Mondiale e si riferisca ai soldati scartati alla visita di leva in quanto malati di mente
Daùr indietro o deretano dal friulano daûr, dietro; meno usato di indrìo o dedrìo
Flosca schiaffo dal tedesco viennese Flazka, colpo di mano
Mùlza panetto di grasso, grasso adiposo sui fianchi (maniglie dell'amore) dal dialetto sloveno del Carso "mulica", pronunciato mùliza con la "z" sorda, cioè sanguinaccio
Papùza ciabatta dal turco papuç, a sua volta dal persiano papus, ciò che copre il piede. La parola è presente nel veneziano.
Patòk ruscello dallo sloveno potok (patok nel dialetto del Carso), stesso significato
Chez sciò dal tedesco dialettale getz, "sciò", "pussa via"; dar el chez = mandare via, far scappare
Macaco poveretto, stupidino, umile dall'aramaico makiko, umile, povero
Petesseria mescita di vini e alcolici da petes, che sta in genere per vino o alcolico, derivato da peto. Altre etimologie paiono fantastiche.
Plafòn soffitto dal francese plafond, stesso significato
Remitùr caos, confusione dal lat. repeditare con suffisso -orio- in forma friulana -ur

derivato dalla confusione causata dal battere a terra con gli scarponi nell'esecuzione del "demi tour"(dietro front) che facevano le truppe francesi di Napoleone di passaggio a Trieste

Ribòn specie di pesce dal lat. rubrone(m), pesce dal colore rossastro, cfr. la denominazione greca erythrinos
Scàfa lavandino (dal greco skaphe, mediato dal latino scapha, bacino, conca, tinozza; scafo, canotto, scialuppa
Scurton mozzicone
Sina rotaia dal tedesco Schiene,rotaia
Spàrgher cucina economica dal tedesco Sparherd, focolare o fornello
Slàif freno dal tedesco schleifen, frenare (in uso nelle Ferrovie)
Sluc sorso,sorsata dal tedesco Schluck, sorso
Trapoler intrallazzatore, truffatore (ma con un'accezione non eccessivamente negativa) deriva probabilmente dall'italiano trappola. El xè un trapoler: è una persona che intrallazza per vocazione.
Tùmbaro - Tùmbano sciocco, sempliciotto dall'alto tedesco medio tumb (ora dumm), stesso significato
Puf debito voce gergale di origine incerta
Vixavì di fronte dal francese vis-à-vis
Vitz spiritosaggine, gioco di parole dal tedesco Witz, stesso significato
Zìma ("z" sonora, come in zoo) freddo (con "z" sorda significa "cima") dallo sloveno o dal croato zima, inverno


Bibliografia canbia

  • Collussi, G. Osservazioni sul triestino di Carpinteri e Faraguna: la concordanza dei tempi, in Holtus - Metzeltin, Linguistica e dialettologia, G. Narr Verlag, Tübingen, 1983, pp. 49–53.
  • Doria, M. Grande dizionario del dialetto triestino. Trieste, Il Meridiano, 1987.
  • Doria, M. Sugli slavismi del dialetto triestino giunti per intermediazione friulana, in Studi forogiuliesi in onore di C. C. Mor, Udine, 1983.
  • Fontanot, R. Gli elementi turchi nel dialetto triestino, in Trieste e la Turchia. Storie di commerci e di cultura, a cura di G. Pavan, Trieste 1996, pp. 122–125.
  • Fontanot, R. Integrazioni semantiche ed idiomatiche al GDDT, in “Archeografo Triestino”, CIII, 1995, pp. 11–52.
  • Fontanot, R. Noterelle etimologiche triestine, in “Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia patria”, XCV, 1995, pp. 423–427.
  • Fontanot, R. Nuovo supplemento al dizionario del dialetto triestino, in “Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia patria”, XCIII, 1993, pp. 341–396.
  • Fontanot, R. Sui suffissi nel dialetto triestino, in “Quaderni del Dipartimento di Linguistica – Università di Firenze”, 6, 1995, pp. 55–94.
  • Kosovitz, E. Dizionario-vocabolario del dialetto triestino e della lingua italiana, Trieste, Tip. figli di C. Amati, 1889.^
  • Loffredo A. Morfologia flessiva del dialetto triestino: tesi di laurea in dialettologia, Trieste, Università degli Studi, 2001-2002.
  • Pinguentini, G. Dizionario storico etimologico fraseologico del dialetto triestino. Trieste, Borsatti, 1954.
  • Rosamani, E. Vocabolario giuliano. Trieste, Lint Editoriale, 1990.
  • Tamas R. Cenni sul dialetto triestino, in Per seguir virtute e canoscenza: miscellanea di studi per Lajos Antal. Szombathely, Berzsenyi Daniel Foiskola, 2004, pp. 299–321.
  • Vidossich, G. Studi sul dialetto triestino. Trieste, Caprin, 1901.
  • Pellegrini Renzo, Per un profilo linguistico, in Storia economica di Trieste, vol.I La città dei gruppi 1719-1918, Trieste 2001, pp. 293–316


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